Le strade secondarie di Cesare
Tra Marina di Cecina ed Austin, in un luogo che non esiste sulla carta geografica… è li che si trova Cesare Carugi, suoni puliti, voce che non tradisce la provenienza nostrana e 11 songs che regalano grandi momenti di musica. Cesare è uno di noi, compagno di cammino nostro e di tutti i musicisti che lo assecondano in questa sua opera prima sulla lunga distanza. Il disco ci porta a percorrere strade musicali conosciute ma non scontate perchè oltre gli echi del passato Cesare aggiunge quel tanto di suo che rende queste 11 canzoni uniche e ci portano a scoprire un Carugi sound che rende l’ascolto veramente interessante, ma veniamo alle 11 tracks!!!
Too Late to Leave Montgomery è fuori dal tempo, calda, assolata, nella sua semplicità sostenuta dalla grande pedal steel di Gianni Gori e e quel riff di chitarra che potrebbe rimbombarmi in testa per giorni e ricordarmi i Little Feat e farmi mangiare polvere rossa… grande inizio e in questo caso il buongiorno si vede dal mattino! London Rain ha quel tanto di brit sound che richiede il titolo ed è come ritrovarmi seduto sullo strapuntino di un Black Cab che viaggia sotto la pioggia tra Piccadilly Circus e Regent Street e vedo passare davanti agli occhi gente, negozi e rossi bus muoversi in slowmotion. Blue dress è una ballata notturna, mi ritrovo a camminare in strade secondarie immerse nella nebbia illuminate dalla gialla luce fioca dei lampioni, penetrante e tagliente come poche. Goodbye Graceland rialza il ritmo, in bilico tra Londra e Memphis, con una inflessione verso i Clash, pezzo da concerto con tanto di clap hands e oh-oh, coinvolgente, fresca ed immediata. Caroline è una delle canzoni che più mi piace, una ballata che lascia con il fiato sospeso che vede come backing vocal la bravissima Giulia Millanta e al violino le meravigliose invenzioni di Fulvio A. T. Renzi, è un rincorrersi di suoni, di note e di voci che mi portano ad emozionarmi e a stupirmi per quante soluzioni, deviazioni ed intrecci riesca a tessere. Dakota Lights & The Man Who Shot John Lennon è una piano ballad lenta e commovente impreziosita dalla presenza vocale di Michael Mc Dermott, una scelta coraggiosa che merita più di un ascolto. There Ain’t Nothin’ Wrong With Goin’ Nowhere ha richiami paisley, ospite è Mike Ballini e la sua chitarra sopraffina, mi riporta alla mente i primi ’80 ma comparirà di certo in tante mie playlist da viaggio. Death and Taxes, mi butta addosso il peso di tanti ricordi e tanta nostalgia, una canzone magnetica vicina alla tradizione e alle ballate dei grandi storyteller, canzone sontuosa!!! 32 Springs mi spinge verso atmosfere springsteen oriented, ospite di turno è Riccardo Maffoni, se dovessi scegliere una radio songtra queste 11 tracce, la mia scelta ricadrebbe su questa, grande impatto e grande melodia. Every Rain Comes to Wash It All Clean è la più sporca e ruvida delle canzoni di Here’s To The Road, ancora Mike Ballini a giocare con le 6 corde e con le atmosfere blues, bella tesa e con lo spazio per un ‘solo’ catartico! Chiude il disco Cumberland, cantata insieme a Max Larocca, soffice ballata chitarristica che sembra voler far scorrere i titoli di coda su di una lunga strada diritta che si perde tra gialli campi di grano nel sole di luglio. Cesare Carugi ha portato a convergere dentro questo Here’s To The Road tutte le strade percorse in questi anni siano esse quelle che lo hanno portato in giro per il mondo che alla scoperta ed all’ascolto e all’incontro con tanti amici musicisti, ancora una volta mi trovo davanti ad una testimonianza che la musica “americana” vive e pulsa vicino a noi e Cesare e ne è una grande dimostrazione ed un punto di riferimento all’interno di questo panorama musicale, a me molto caro, che sta crescendo e sta portando risultati straordinari.