Chris Stapleton potrebbe mettere in musica le istruzioni di un qualsiasi elettrodomestico e riuscire a farne poesia. A mio parere il vero ambasciatore della musica Country nel mondo, uno di quelli che è riuscito a conquistare il favore di una larghissima ed eterogenea fascia di pubblico. Per lui hanno costruito una pagina Wikipedia solo per elencare i premi ricevuti in soli 5 anni di carriera solista effettiva che è incominciata ufficialmente nel 2015 con l’uscita del suo primo album Traveller. Prima di allora è stato membro fondatore della band bluegrass The Steeldrivers ottenendo 2 nomination ai Grammy e vanta 170 canzoni scritte per altri… e che altri… Adele, Tim McGraw, Brad Paisley, Dierks Bentley, Vince Gill, Peter Frampton, Sheryl Crow, Kenny Chesney, George Strait e Luke Bryan… per citarne solo alcuni. Chris Stapleton è un genio dei nostri giorni, supportato da una voce incredibile e da una facilità di scrittura impressionante, non ne sbaglia una! Stapleton ha scritto o co-scritto 11 delle 14 canzoni di Starting Over (tre sono cover, due di Guy Clark, Worry B Gone e Old Friends, l’altra è Joy of My Life di John Fogerty). Il disco profuma di Country, Southern Rock, Outlaw e Honky-Tonk lasciando spazio a Ballads e mid-tempo songs che fanno di questo album un piccolo capolavoro. Chris offre a Nashville quella spontaneità e quella autenticità che molti cantanti arrivati a Music City sembrano aver lasciato nei loro piccoli paesi di provenienza, abbagliati dal luccichio del facile country/pop. Stapleton ha messo dentro di tutto, così come gli è venuto naturale fare alternando sapientemente la chitarra elettrica a quella acustica costruendo una setlist perfetta che non vacilla mai ma che anzi, continua ad aprire orizzonti sempre diversi e sempre più affascinanti.
I riferimenti sono tanti, si trovano echi di The Band in Maggie’s Song, mentre Hillbilly Blood ricorda Steve Earle e in Arkansas se chiudiamo gli occhi possiamo immaginarlo accompagnato da Allman Brothers Band…
Dopo il terzo ascolto consecutivo sono giunto alla conclusione che il nativo di Lexington, Ky abbia setacciato con la sua lunga barba gli ultimi 60 anni di musica e ne abbia fatto un estratto reinventandolo ed arricchendolo con le sue straordinarie visioni musicali ed una vocalità senza eguali.
Un disco a dir poco magico, una Hogwarts della musica Americana, quella vera, quella che Chris Stapleton è riuscito a traghettare, a reinventare e a rendere ancora più che mai viva nel Terzo Millennio. Siamo vicini ai CBMA (Country Bunker Music Awards) e questo rischia sul serio di essere il più bel disco del 2020.