Cup O’Joe – In the Parting

I Cup O’Joe sono composti dai fratelli Benjamin, Reuben e Tabitha Agnew rispettivamente al basso, chitarra e banjo, vengono dalla Armagh Country in Irlanda e la loro è una miscela raffinata di folk e bluegrass che trae ispirazione dalle radici di questa musica direttamente dalla terra da dove, coloro che l’hanno creata, sono partiti più di 300 anni fa per raggiungere il “nuovo mondo”. Fanno musica fin da bambini e suonano gli strumenti tradizionali utilizzando le loro armonie vocali per rendere speciali le loro canzoni. Il gruppo ha iniziato a suonare in spettacoli in Irlanda e nel Regno Unito a cui hanno fatto seguito esibizioni in festival più grandi in tutta Europa, pubblicato un EP intitolato Bluebirds nel 2016, nel 2017 sono stati il primo gruppo non statunitense a cui è stato chiesto di suonare sul palco giovanile all’IBMA a Raleigh, in North Carolina. La famiglia si è ultimamente allargata con l’ingresso del marito di Tabitha, David Benedict (Mile Twelve) che si unisce a loro con il suo mandolino. In the Parting contiene 9 nuove canzoni originali e una tradizionale, il loro è un suono originale che mi ha fatto innamorare fin dal primo ascolto, c’è quella magia della loro terra d’origine che fa in modo che gli spigoli del bluegrass vengano addolciti rendendo le loro ballate avvolgenti e ammalianti. Per la realizzazione di questo disco si sono uniti ai tre fratelli lo stesso David Benedict e al violino da Niall Murphy (Cara Dillon) e altri altri ospiti speciali. Un 2020 che si apre nel migliore dei modi con un Tour annunciato che li vedrà sui palchi d’Europa e degli Stati Uniti.

Micky & the Motorcars – Long Time Comin’

Micky, il più giovane dei 4 fratelli Brown è salito per la prima volta sul palco quando aveva circa cinque anni,  per unirsi alla band di famiglia, i Muzzie Braun and the Boys (arrivati a suonare al Grand Ole Opry) . Proprio in quella grande sala da ballo a Stanley, nell’Idaho, i fratelli Brown hanno incominciato a suonare. I fratelli maggiori Cody e Willy hanno formato i Reckless Kelly, mentre Micky e Gary hanno lasciato l’Idaho per Austin e hanno dato vita a Micky and the Motorcars. Long Time Comin è il loro 7° album in studio e racconta 11 storie fatte di terra rossa e di Texas Country, di strade polverose, di amori perduti e di vita di paese. Road To You se chiudo gli occhi mi trasporta dentro un road-movie, malinconica, meravigliosa ed empatica. Rodeo Girl mi fa assaporare l’atmosfera del cuore del Texas mentre il mid-tempo di Alone Again Tonight non mi lascia scampo, l’ascolterei a rullo! Lions Of Kandahar è un racconto dal fronte, la batteria è un battito cardiaco che sottolinea l’intensità delle scene di guerra e quello che si prova ad essere lì regalando forti emozioni toccando alla fine il tema del Post-traumatic stress disorder (PTSD) al loro ritorno a casa. All Looks The Same è una lenta ballad con la linea segnata dall’armonica a bocca, una di quelle che ci si aspetta di ascoltare seduti intorno ad un fuoco da campo. Dopo due brani it tempo torna ad aumentare prima con Thank My Mother’s God’ che rende omaggio alle madri e ai loro sascifici, per proseguire con Break My Heart. Ancora l’armonica protagonista di una straziante ballad dal titolo Run Into You. Con Stranger Tonight si ricollegano le chitarre elettriche che rimangono allacciate anche nella splendida Hold This Town Together nella sua più cristallina accezione di Red Dirt. L’album si conclude con Long Time Comin’, Micky ci dice “carpe diem”, alla fine tutto si sistema. Sono passati ben 5 anni dal loro precedente album e i M&TM sono ancora cresciuti così come la partecipazione più massiccia di Gary alla scrittura delle canzoni. Red Dirt, Alt-Country… insomma “Americana” a tutti gli effetti per un gran bel disco che è già entrato nei Backstreets Music Awards del 2019.

An American Forrest: O Bronder, Donder Yonder?

O Bronder, Donder Yonder? è un disco meraviglioso è un racconto di un uomo che ha trovato la sua connessione con i grandi spazi americani che lo avvolgono. Forrest Van Tuyl – che è An American Forrest – è un cowboy moderno che trascorre sei mei all’anno a guidare mule-train nelle regioni selvagge del nord-est dell’Oregon, questo disco, meglio di qualsiasi film western, o dei romanzi di Cormac McCarthy, mi trasporta nel deserto americano e mi fa realmente provare cosa si provi a vivere lì come in Burnin’ Starlight dove Forrest racconta di cavalcare nel buio più assoluto affidandosi solo al proprio cavallo che sa dove andare. O Bronder, Donder Yonder? ha il sapore romantico, antico, i colori seppiati dei racconti di altri tempi: Lady Godiva (song straordinaria), Yonder My Love e Pendleton Overcoat sono canzoni d’amore come se ne trovavano nell’outlaw country anni ’70, l’uso dei pochi strumenti e il modo di Van Tuyl di cantare sono pura poesia per l’anima che si ritrova a cavalcare per gli enormi spazi aperti senza preoccupazioni, senza paure, senza fretta, senza l’ansia dalle quali ogni giorno mi trovo mio malgrado avvolto e oppresso. Un disco che mi permette di respirare a pieni polmoni e di inebriarmi di quella libertà che una parte di me vorrebbe vivere tutti i giorni e che l’altra ha paura di affrontare. I testi, scritti nel gelido inverno trasformano i ricordi della buona stagione in straordinarie canzoni, elevandole ad un livello superiore e la band su Sam’s House, Rawhide, Pretty Good Divide, Yonder Mountain e Dark to Dark li fa raggiungere vette musicali inarrivabili evocando immagini e sensazioni da brividi di emozione e commozione. Questo O Bronder, Donder Yonder? è la quintessenza del country-western, una pietra miliare della musica del terzo millennio alla quale tutti i songwriter e band dovrebbero abbeverarsi cosi come faccio io tutti i giorni, per chiudere gli occhi e sognare terre e storie che mi fanno stare davvero a meraviglia.

Dallas Moore: Tryin’ To Be A Blessing

Dallas Moore è un outlaw country singer-songwriter nato a Cincinnati e trasferitosi in Texas, nel 2018 è salito sul palco per un totale di 337 concerti in giro per gli Stati Uniti e la sua media è comunque sempre superiore alle 300 date annuali. Dallas è un animale da palcoscenico, una iconica figura da outlaw, barba lunga, cappello calato in testa e voce roca e profonda con l’honky-tonk che scorre nelle vene e melodie trascinanti da dancefloor. Da 20 anni racconta storie di gente semplice, si diverte e fa divertire. La gente lo ama perché, come la maggior parte dei cantanti country, è uno che viene dalla gente e restituisce alla gente l’affetto che riceve a piene mani. La perdita nell’ultimo anno di entrambi i genitori (a poca distanza l’uno dall’altro), la lontananza da casa dove ad attenderlo ha una moglie e una figlia di due anni, lo hanno portato in questo ultimo album Tryin’ To Be A Blessing a comporre testi più intimi, un disco quasi autobiografico dove ai racconti delle storie di gente comune si sono aggiunte le sue vicende personali. L’album apre con Mama & Daddy  un omaggio ai suoi genitori, mentre Everything But You racconta della fatica per l’assenza forzata da casa lontano dalla sua famiglia, nella title track Dallas, trovandosi la domenica mattina a riflettere sul sabato sera di Mr. Honky-tonk, guarda dentro di sé e cerca di essere una benedizione per la vita, l’amore e la religione. L’album è chiuso da Lodi, una cover dei CCR, un gran bella versione ed un bel omaggio all band. Tryin’ To Be A Blessing non delude, è un grande album di musica country e Dallas Moore si conferma ancora di più una leggenda moderna della musica che adoro.

Whiskey Myers: Whiskey Myers

I Whiskey Myers si sono formati nel 2007 e hanno pubblicato il loro primo album nel 2008. La band ha goduto di una improvvisa popolarità in USA quando le loro canzoni sono state presentate nella serie TV Yellowstone di Kevin Costner. Questo è il loro quinto disco in studio. Ho sempre amato la capacità di Whiskey Myers di raccontare storie con le loro canzoni ma nello stesso tempo riuscendo sempre a rimanere fedeli ad un suono classico. La musica country è cambiata tanto nell’ultimo decennio, rap, pop, elettronica sono diventati elementi imprescindibili per tanti artisti per poter scalare le classifiche ed entrare nelle programmazioni radiofoniche, ma Cody Cannon e i suoi si distaccano dalla massa e stimo davvero chi come loro combatte e continua a rimanere duro e puro. Bitch mette nero du bianco il loro punto di vista: “Stanco della radio, gli stessi vecchi testi, show tutto fumo, questo è il paese che tutti conosciamo, tailgates e strade secondarie, la solita merda in giorni diversi, non è mai cambiato nulla, vorrei che tu sappia che sei ancora una cagna nel mio libro”. Country. Americana ma soprattutto tanto Southern Rock,  non c’è niente di meglio quando l’inverno si avvicina e abbiamo bisogno di aumentare la circolazione sanguigna per riscaldarci. Whiskey Myers mi esaltano, mi fanno tenere il ritmo, mi fanno pensare… confido che i  ragazzi continuino a rimanere fedeli al loro suono, fortunatamente per noi non sembra che abbiano intenzione di seguire le orme di «altri» svendutisi vergognosamente al dio denaro, sono seriamente intenzionati a sventolare la gloriosa bandiera del southern-rock!

Chris Jones and The Flycatchers: Songs for red

Tanta americana, un pizzico di rock’n’roll e una buona dose di songwriting. Questa è la semplice ricetta proposta da Chris Jones and The Flycatchers, band dell’Oklahoma che ha appena rilasciato il suo debut album dal titolo Songs for red. Chris è cresciuto in una famiglia di musicisti, la scelta più difficile è stata quella di abbandonare la batteria per dedicarsi, negli anni del college, alla chitarra, strumento con il quale ha scritto le sue canzoni per eseguire le quali ha dovuto inventarsi e costruirsi un gruppo tutto nuovo, The Flycatchers. La differenza tra Songs for red e le altre decine di dischi simili è che suona maledettamente bene, l’album scorre liscio, senza forzature alternando ballate, pezzi più tirati e accenni di country con assonanze di Ryan Adams e The Wallflowers. 10 canzoni scritte come si deve con tutto il rispetto e l’amore per la musica, alla ricerca di quel suono perfetto ed equilibrato che rende l’ascolto più che mai piacevole. La musica non è razionalità, come l’amore e l’amicizia è fatta di sensazioni, è un fatto di pancia… e la mia mi dice che Songs for red è un amico sul quale posso contare.

Eric Woodring: Jackson County Line

Eric Woodring è texano, nato a Lubbock, dopo la laurea si è stabilito a New Braunfels dove ha cominciato a comporre musica, Ttrovato lavoro ad Austin si è trasferito lì dove, grazie anche a  Ron Flynt, produttore e ingegnere musicale, nel 2004 ha registrato il suo primo album intitolato Lifemiles. Nel 2006 si stabilisce definitivamente a Huston, dove incomincia a collaborare con Thurmond  insieme al quale forma i The Recollection, con un repertorio di canzoni originali ispirate alla tradizione del bluegrass, un progetto musicale fedele al 100% alle sue radici Texane. Nel  2019 ha pubblicando album sia come solista che con The Recollection. Il con suo è un country tradizionale suonato e cantato maledettamente bene, la semplicità della costruzione delle canzoni e dei testi è disarmante. Fiddle e chitarra sono, insieme alla voce, i protagonisti musicali principali del suo ultimo album Jackson County Line. La bellezza della musica folk è a mio avviso tutta dentro la semplicità, ascoltare un disco come questo è come trovarsi al caldo avvolti da una soffice coperta, è come un tenero abbraccio, è odore di caffè appena fatto, di pane appena sfornato o di erba appena tagliata, evoca sensazioni, profumi e ricordi che mi porto dentro fin da piccolo. Sono 10 canzoni che mi aiutano a staccare la spina, a riscoprire che alla fine dei conti ci basta poco per stare bene… una chitarra, un violino e un abbraccio delle persone care. Per chi ama i due generi questo Jackson County Line è un disco da consumare!

Emily Scott Robinson: Traveling Mercies

Emily Scott Robinson, è nata in North Carolina, ha viaggiato per un quarto di milione di miglia nel camper che chiama casa, lungo le strade polverose degli stati uniti catturando le storie delle persone che ha incontrato e che è riuscita meravigliosamente a trasformare in canzoni, quelle che compongono il suo album di debutto, Traveling Mercies. Le canzoni di Emily sembrano dipinti di Edward Hopper, raccontano la provincia americana attraverso le fragilità umane e la grande forza della resilienza, un’America vista attraverso i fallimenti, il dolore e la speranza. Racconti che parlano di una cameriera del diner che conosce la vita di tutti, di un veterano di guerra che attende la morte e di un trailer park dove le persone restano barricate nelle loro roulotte. The Dress, è una canzone molto personale che racconta racconta la storia di un attacco sessuale che Emily ha subito all’età di 22 anni e alle prese con le sue conseguenze, brano che ha impiegato 5 anni per completare. Traveling Mercies è un album di folk puro, 12 canzoni che raccontano la vita e che mostra un artista di incredibile talento, tante suggestioni e tante emozioni, un disco tutto da vivere e da respirare.

Troy Stone & the Spent Shells: Near & Far

Purtroppo si tende sempre di più ad etichettare e catalogare una musica partendo dal territorio da dove essa proviene, così se si dice Texas, si pensa immediatamente ai vocioni e al new-melodic. Troy Stone & the Spent Shells sono una delle tantissime eccezioni a questa ottusa mentalità. Così Near & Far si posiziona esattamente al centro di quel nebuloso mondo chiamato alt-country dove non è vero e proprio country e non è vero e proprio rock. Per essere il loro disco di debutto lascia intravvedere tutti i presupposti di un roseo futuro per le nostre orecchie; tocca gli stilemi classici delle folk ballad e del country-rock songs, lascia il sapore nostalgico di un sound già vissuto, già respirato del quale però non potrei mai fare a meno. Non ho particolari simpatie per un brano o l’altro, quello che mi colpisce è soprattutto l’atmosfera generale che il disco riesce a creare spaziando su un campo di scelte musicali indovinate e ben suonate, 14, e dico 14 songs, che si lasciano ascoltare tutte d’un fiato lasciando quel buon retrogusto che resta in bocca dopo un double-shot di un Bourbon del Kentuky. Canzoni da back porch al tramonto, di quelle che fanno bene al corpo e all’anima.

Tylor and the train robbers: Best of the worst kind

Capita a volte di sentire una canzone e di esclamare c***o!!! e poi ti viene voglia di proseguire con l’ascolto, di volerne avere sempre di più e di continuare a esclamare c***o!!! e avvertire che un sorriso di soddisfazione e di compiacimento ti si sta allargando sul viso man mano che prosegui l’ascolto.. è proprio questo quello che mi è capitato ascoltando Best of the worst kind di Tylor and the train robbers. Tylor Ketchum,  rivendica la parentela con Tom “Black Jack” Ketchum, un fuorilegge del Texas che faceva parte della banda di assaltatori di treni (da qui il nome della band) Hole In The Wall Gang, a lui è dedicata la splendida e centrale “The Ballad Of Black Jack Ketchum” che racconta la famigerata carriera di Ketchum. Best Of The Worst Kind, riporta proprio la sua immagine in copertina e la sua uscita è avvenuta, non a caso, in corrispondenza dell’anniversario della sua impiccagione. In questo concept album Ketchum ha paragonato la vita di una gang di fuorilegge del XIX secolo con quella di una band musicale dei giorni nostri. Nei due generi questo disco si classifica nella western music ma abbraccia interamente l’ispirazione di musica Americana. La voce di Tylor è quella del balladeer, indolente quanto basta appoggiata su chitarre e pedal steel che riescono a rendere epiche le canzoni e le storie presenti. La musica aiuta il nostro organismo a produrre endorfine, questo disco per me è perfetto per affrontare un viaggio al di fuori della quotidianità, un viaggio attraverso storie, personaggi e paesaggi che mi fanno stare bene che evocano visioni e stati d’animo come pochi altri disci quest’anno sono riusciti a suscitare.

Ketchum riguardo questo disco ha detto: «L’obiettivo per la nostra musica è connettersi con le persone. Vogliamo solo relazionarci con le persone e ricordare loro che non sono sole. Penso che ciò che rende la musica una cosa meravigliosa sia il fatto di riunire tutti i diversi tipi di persone». Direi che la missione sia pianamente compiuta.