Nessuno uscirà vivo da qui
Keaton Henson mi ha strappato l’anima. Disarmante e lacerante. Dear ascolto dopo ascolto, mi svuota completamente, mi prosciuga, mi lascia come una marionetta senza più fili a sorreggerla, mi squarcia lasciandomi agonizzante e nonostante questo non riesco a smettere di ascoltarlo. Come può un disco avere un effetto tale su di me, come può la musica suscitare emozioni tali da condizionare i miei pensieri e le mie azioni, come posso sfuggire a tutto questo? Come una barca alla deriva dopo una tempesta in balia dei venti e delle correnti, come uno degli alberi che oggi vengono scossi dal vento e colpiti dalla pioggia senza potervi opporre resistenza, come un gelo che mi stringe sempre più nella sua morsa, come una forza esterna che comprime tutti i miei principali organi interni… eppure non riesco a farne a meno, non riesco a smettere di ascoltarlo. Ho come l’impressione di provare un piacere sadico nel farmi scorticare a sangue dalle canzoni di Dear, nell’abbandonarmi anima e corpo al suo incedere e nell’annullarmi completamente dentro la sua musica ed alle sue parole. Keaton è un artista, un illustratore, ha fatto solo un unico concerto nella sua vita che non è più riuscito a bissare a causa delle sue crisi di panico, in questo disco non doveva dimostrare niente se non che ha aperto il suo cuore e squarciato il mio. La voce di Keaton mi pervade, mi penetra, mi sussurra e trasmette emozioni indescrivibili, la chitarra, utilizzata per lo più in fingerpicking, insieme ad altri pochi strumenti è una lama che penetra dolcemente nella carne, non ne avverto il dolore se non quando, alla fine dell’ascolto, mi ritrovo ogni volta, irrimediabilmente, con ferite aperte brucianti e pulsanti. Keaton parla di sè in maniera pura, diretta, incontaminata, apre il suo cuore, la sua anima e lascia che le sue emozioni, le sue paure, le sue senzazioni entrino dentro di me come in una trasfusione sanguigna da vena a vena. Questo disco mi fa paura ma ne sono allo stesso tempo attirato, affascinato ed estasiato, pura poesia musicale, di quella che non ascoltavo da tempo, di quella che non lascia scampo di quella che mi può far pronunciare la frase “nessuno uscirà vivo da qui”.
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