Finché c’è musica c’è speranza…
Qualcosa di buono dobbiamo pure avere fatto in Italia per meritarci i Cheap Wine. In un paese dove la parola “meritocrazia” riempie solo le bocche di chi vuole suggestionare i più deboli di mente che vada tutto bene e che il “sogno Italiano” è ancora possibile, io sto con le parole, la musica e la coerenza di una band che col passare del tempo continua a stupirmi, a sorprendermi ed emozionarmi. In un momento in cui non è facile vendere dischi e sarebbe stato molto più fruttuoso cavalcare melodie “ruffiane”, i Cheap Wine alzano le vele verso un oceano sonoro che fino a questo momento avevo potuto assaporare solo durante i loro concerti, un mare di sensazioni e di visioni che mi ha lasciato spiazzato e mi ha fatto innamore fin dal primo ascolto di questo disco. La cosa strana è che ho letto i testi http://www.cheapwine.net/pdf/beggar_town_testi.pdf solo dopo aver ascoltato il disco per più volte e mi sono stupito come le parole che la musica mi aveva suscitato, fossero quelle che Marco ha utilizzato per i testi, mai e ripeto mai, la corrispondenza tra le “mie visioni” ed i testi è stata così affine, alla luce di questo, il mio cuore mi suggerisce che Beggar Town è il capolavoro di Cheap Wine, un disco perfetto, un equilibrio straordinario, un Rum invecchiato 18 anni che a berlo ora si riesce a cogliere tutti i suoni, i sapori e i profumi dei precedenti 9 dischi.
Al di là della abilità e bravura dei nostri 5 amici, dei suoni, degli arrangiamenti… questo è un disco che spacca, un disco che dovrebbe entrare nell’antologia della musica dove suoni, testi, emozioni diventano un tutt’uno con l’anima.
Galoppate, rincorse, visioni, suoni ipnotici un continuo fluire e intrecciarsi di emozioni in un costante progredire di pathos che alla fine delle 12 tracce mi ha portato ad una totale empatia con il disco ed i suoi meravigliosi testi. I Cheap Wine, hanno osato a toccare vette fino a questo momento rimaste immacolate, se Based on lies era un disco “arrabbiato”, Beggar town invece racchiude in sè una consapevolezza, una presa di coscienza che racconta e parla di una situazione concreta ma che lascia una lunga scia di speranza, sembra dirmi che non è tutto finito, che bisogna lottare e sperare e che nonostante i momenti di sconforto, oltre la nebbia c’è una luce e le tracce di questo disco mi portano diretto a quella luce.
L’amalgama del piano di Alessio ora è perfettamente riuscita e le melodie scorrono che è una meraviglia, Michele regala sprazzi, le sue chitarre sono come lame penetrano la pelle, la ritmica è solida e possente e la voce di Marco scava ancora più nel profondo.
Fog On The Highway è come se fosse da sempre stato scritto nel mio dna, penetra dentro come un coltello nel burro lasciandomi attonito a contemplare un orizzonte infinito dove vedo perdersi e convogliare milioni di note e di emozioni.
Muddy Hopes è come una Sfida all’Ok Corral è come se Clint Estwood in persona, mi urlasse di tirare fuori i muscoli perchè la sfida è iniziata e non posso tirarmi indietro, il sudore incomincia ad imperlarmi il corpo e non posso fermarmi devo essere io il più rapido ad estrarre la colt.
Beggar town è una fuga, una ricerca, un vorticoso turbinio di domande e risposte, un continuo, costante e stancante guardarsi attorno ed è come sempre la chitarra di Michele ad indicare la direzione che porta diritta a Lifeboat. L’atmosfera è proprio quella di un mare tranquillo in cui navigare per trarre respiro e porre i paletti per il futuro, questo è un viaggio, il viaggio che tutti prima o poi abbiamo intrapreso o meditiamo di intraprendere… ipnotica!
Your time is right now è un grande pezzo è il qui ed ora, il carpe diem, un alzati e cammina… il tempo è il mio, la vita è mia, sono io a decidere, non gli altri e la chitarra di Michele ancora una volta è un’onda forte ed imponente e non mi resta altro da fare se non cavalcarla ed aggrapparmi a ciò che so non mi abbandonerà mai… alla musica, la musica che non tradisce, che non delude, la musica che regala forza, rabbia, tristezza, felicità, la musica alla quale affidare la mia anima, la musica che regala speranza, la musica che salva, questa è Keep on playing e questo è il messaggio di Beggar Town.
In Claim the sun la voce di Marco sembra provenire da un’altra dimensione, dove inseguire un sogno, dove credere in un amore può dare la forza e la speranza di vivere una vita bella nonostante il grigio che ci avvolge perchè ci sarà sempre un raggio di sole a cui aggrapparci.
Utrillo’s wine è un inno alla bellezza ed alla forza del momento creativo, è la catarsi dell’ispirazione il momento nel quale si è disposti a rinunciare a tutto pur di abbandonarsi al puro istinto, quel momento in cui è solo la pancia a comandare, quello che non te ne frega niente di ciò che hai attorno e senti una attrazione, magnetica irresistibile verso l’oggetto dei tuoi sogni.
Destination nowhere è la desolazone e la paura che si insinua dentro di noi ma anche quando si pensa di avere toccato il fondo basta un sorriso delle persone che amiamo per darci la spinta per tornare verso l’alto, la chitarra di Michele mi fa cadere in abissi profondi è come se mi trovassi in uno scivolo che continua a portarmi giù, ancora giù, sempre più giù.
Black man è un iseguirsi di ombre, di rumori di passi, di sospiri, una folle corsa a nascondersi lontano da paure inconscie ed irreali, vogliono farmi credere di essere quello che non sono, allora scappo e tremo, il cuore pompa come la batteria di Alan e le dita di Alessio e le gambe sono veloci come le dita di Michele.. ma l’uomo nero non esiste per chi ha la speranza dentro.
I am the scar è un urlo liberatorio, un moto di rivoluzione che parte da dentro ognuno di noi, è rabbia che esplode e lo fa attraverso la musica, la stessa musica che domina e impregna questo disco, il messaggio che mi arriva attraverso alla musica torna alla musica, la musica dona e riprende, chiede e risponde la musica è la speranza, è la forza, è tutto qyuello che desideriamo e vogliamo che sia.
Il disco si conclude con The Fairy Has Your Wings (For Valeria) ed è un augurio a tutti noi, un invito ad essere liberi e lo si può essere anche su questa terra, ora e qui.
Finchè c’è musica c’è speranza, Beggar town è un disco di speranza, è un messaggio forte da cogliere e tenersi dentro… finchè ci saranno i Cheap Wine ci sarà la musica a donarci la speranza.