Un doppio LIVE è un lusso che pochi gruppi si possono permettere, soprattutto quando è composto da 19 brani originali su 21, è un testamento indelebile che resta nella storia di una rock band, pensiamo a Made in Japan dei Deep Purple o a Live at the Fillmore est degli Allman Brothers Band per citarne due a caso o al recente triplo Mullenium dei Gov’t Mule. Il doppio live, così come l’hanno concepito i Cheap Wine, è un monumento alla musica della band, è un opera coraggiosa e preziosissima dove è racchiusa tutta la loro storia dal 1997 al 2010, 13 anni costellati di grande musica, di straordinaria passione e di incrollabile tenacia, una musica che è cresciuta, mutata, cambiata ma che ad ascoltarla adesso, tutta d’un fiato, non risente degli anni sulle spalle e risulta granitica, un marchio di fabbrica di una band che dimostra di aver raggiunto una grande personalità, una propria identità, una di quelle che l’ascolti e dici… azz!! i Cheap Wine. In questo credo stia la grandezza e la bravura degli amici pesaresi, nell’essersi negli anni,creati un loro “sound” un imprinting musicale che li distingue dalla massa di band presenti in italia e diciamolo pure… nel mondo!
Molto di questo lo si deve a Michele Diamantini, la sua chitarra è emozionante è da lì che nasce, ed è su di lui che ruota, il suono Cheap Wine, attorno a lui prende vita e respiro ogni brano, è sopra le sue sei corde, che siano montate su una chitarra acustica o su una elettrica poco importa, che il brano prende forma, e quando scatta la scintilla, la canzone prende vita, ognuna ha la sua anima, ognuna la sua storia, che assume sfumature diverse da un live all’altro, è lì che Alan Giannini alla batteria e Alessandro Grazioli al basso, sentono che è giunto il momento di chiudere gli occhi e di lasciare scorrere la musica dentro di loro e lasciar andare i talentuosi arti ad acrobazie sonore inenarrabili. Ascoltare questo disco è come tuffarsi in un oceano che da un momento all’altro sai che potrebbe trasformarsi ed allora è bello cavalcare quelle onde che piano piano diventano sempre più alte e minacciose ed a quel punto non resta altro da fare che tuffarsi dentro quelle onde, laciandosi sommergere e risucchiare da quel tumultuoso vortice di note. La voce di Marco Diamantini è uno strumento aggiunto, non sovrasta, non primeggia, accompagna le melodie e segue l’onda è li a raccontare delle storie mentre noi veniamo travolti dall’efflufio di note, come il canto delle sirene che ci guida all’interno di questo turbine di suoni dal quale veniamo investiti, trasportandoci verso emozioni incredibili. Lo dico senza retorica e “piacionismo”, sono veramente in pochi a suonare così! Il valore aggiunto di queste pagine di rock scritte col sudore, è Alessio Raffaelli che con il suo piano si amalgama alla perfezione al sound dei Cheap Wine risultando così la quadratura del cerchio nei brani nei quali è presente. Parlare dei singoli “pezzi” risulterebbe superfluo, il muro di suono si alza mattone dopo mattone trovando la sua apoteosi nei 12′ di Loom and vanish, i nostri si trovano alla perfezione, tecniche sopraffine, una amalgama costruita dall’unione tra i membri del gruppo e dalle ore passate insieme a suonare e a condividere la loro passione per la musica, zero sbavature, scelta del materiale ottima, playlist azzeccata suoni fantastici, cosa dire… questo Stay Alive è una pietra miliare del rock a mio avviso EPICO! Grazie ragazzi (e lo dico con la “Z” romagnola) per averci regalato tutto questo, alla fine resta la sensazione di sazietà come quando davanti ad un buffet riccamente fornito, si è assaggiato tutto con gusto, ecco i Cheap Wine non ci hanno fatto mancare niente, che cos’è il rock’n’roll? Ascoltate Stay Alive ed avrete la risposta!