Mike Randall è figlio di un predicatore battista, cresciuto nei pressi di Dallas nel North Texas, in una famiglia dove si respirava musica e dove fin da piccolo, ha cantato gospel nelle chiese di tutto il paese. La vita purtroppo, molte volte, ci pone di fronte alle difficoltà. Mike era destinato a seguire le orme del padre e a trascorrere il resto della sua carriera musicale in chiesa come pastore di culto. Dopo un non facile divorzio, la sua passione per il gospel e il dolore che provava, hanno trovato rifugio nella Country Music. Mike Randall insieme ai The High Road è partito con una manciata di canzoni e le sue storia da raccontare a portarle in giro per tutti gli States totalizzato, in pochi anni, quasi 500 date. Così dopo miglia e miglia è arrivato il suo primo disco, Bakersfield, TX, che atro non è che la storia di Mike messa in musica. L’album è stato registrato all’Acoustic Kitchen a Dallas, lo studio che è stato realizzato dalla leggenda della Country Music Charley Pride e ora gestito da Milo, Rachel, and Scarlett Deering. Bakersfield, TX è stata costruita nel 1929 durante l’oil boom, nel 1930 vantava una popolazione di 1000 abitanti ma subito dopo il crollo della borsa, la città è stata abbandonata di colpo e ora, con una popolazione di circa 30 abitanti è una delle tante ghost town della provincia americana. Trovo un forte legame tra Bakersfield, CA (dove è nato il suono country degli anni 50, quello del classico twang) e Bakersfield, TX dove invece trova collocazione l’honkytonk che riempie i solchi di questo disco. La malinconia, l’abbandono, la desolazione, la solitudine sono temi della country music che Mike fa suoi raccontando di lui. Il disco suona benissimo con il twang della telecaster e la steel guitar a tracciarne le linee, la voce di Mike è quella giusta, quella di un amico che racconta storie e non ti annoia mai riuscendo a tenere alta la tensione ed incollandoti all’ascolto dall’inizio alla fine facendo crescere la curiosità canzone dopo canzone. Bakersfield, TX è un viaggio dell’anima che inizia con una tragica rottura Heartache a cui fa immediatamente seguito una presa di coscienza con After Heartache un momento che si consuma tradizionalmente in un honkytonk bar col fiddle a fare da narratore. Il disco si sviluppa intorno a ballad, mid-tempo, oldtime, honkytonk in una perfetta alternanza di suoni, strumenti ed ambientazioni per concludersi con l’evocativa e struggente title track. Un disco di pura Country Music che racconta la vita, che emoziona che porta il rapporto tra musicista ed ascoltatore su di un piano intimo, 12 canzoni che riescono ad arrivare al fondo dell’anima e dalle quali sono stato personalmente toccato, coinvolto ed emozionato. Un disco che commuove e mi rende sempre più convinto che, se il mondo ascoltasse più Country Music le cose andrebbero sempre più per il verso giusto. Grazie Mike, con tutto il cuore.