Alea iacta est
La mia paura più grande fin da piccolo è stata quella di chiedermi che cosa accadrebbe se i miliardi di milioni di combinazioni che si possono ottenere mescolando le 7 note, un brutto giorno potessero finire… poi arrivano dischi come Cross the River e il mio cuore continua a battere felice perchè capisco che la musica non finirà mai di circondarmi, di abbracciarmi, di stupirmi, di darmi gioia e di inondarmi di voglia di ascoltarla e cantarla.
L’acqua del fiume che i N&B mi invitano ad attraversare mi travolge di suoni, di colori e di voci tra le più incredibili che mi sia capitato di ascoltare. É veramente difficile, direi quasi impossibile, riuscire a focalizzre le senzazioni e le emozioni perchè immediatamente, dopo ogni brano, si apre un mondo nuovo, a parte, che mi porta a visitare luoghi fisici e musicali apparentemente distanti l’uno dall’altro ma nello stesso tempo così vicini e coesi da creare un sistema solare a sé stante. Tecnicamente e musicalmente i N&B cono incredibili, riescono a far apparire semplici cose di una difficoltà estrema, continui cambi di tonalità, scelte armoniche ardite e sopraffine, armonie vocali che volteggiano su scale cromatiche apparentemente impossibili, una sorpresa dopo l’altra, il tutto prodotto a livelli di grandi studi di registrazione dal maestro Cristian Bonato. Un disco da ascoltare, riascoltare e ri-riascoltare tante sono le sorprese che riserva e che sancisce definitivamente ed universalmente il “sound” della Band che ora è unico e riconoscibile.
Tell It Like It Is apre il disco con gli impasti vocali degli “originali Nashville Trio” ed è l’inizio del viaggio, sembrano dirmi… noi eravamo così ed adesso invece siamo… e parte Stone… una travolgente e abbacinante galoppata che vede i 6 componenti del gruppo esprimere il loro meglio; non riesco a trattenere la voglia che mi sale di dimenarmi, battere le mani e urlare a scuarciagola HEYYYY…. il violino di Elisa Semprini cuce e ordisce trame musicali che tessono un arazzo musicale perfetto, da ascoltare, ballare ed osservare.
Clueless è una rosa nel deserto, un perfetto equilibrio tra sapidità, dolcezza e asprezza, le mani magiche di Hilario Baggini che sfiorano percussioni, corde, pelli… la tromba di Rico “Mariachi” Farnedi che si insinua sotto la pelle e me la solleva provocandomi brividi inenarrabili… “Despistado” è come aver fatto indigestione di funghi Peyote, viaggio con la mente e con il corpo in terre desolate a bearmi del mio stato di totale incoscenza. Una droga di canzone di quelle che rimangono in testa per giorni e giorni e che mi trovo a canticchiare nei momenti più improbabili.
Coming Home mi riporta all’urbanità ma di quelle belle, fatte di casette bianche con cancellate bianche e giardini curati, penso che se Dawes, Zac Brown e soci avessero un pezzo come questo lo troveremmo nelle Bilboard; è così bello ed etereo che mi sento di poter camminare sulle acque del fiume che sto attraversando.
Hold Me è la prima “classic N&B ballad” ma anche qui qualcosa mi provoca una sensazione di appagamento totale, una beatitudine corporea razionalmente inspiegabile, sarà la fisa, sarà la tromba sarà la voce particolarmente ispirata di Michele Tani… o sarà semplicemente che questo è un gran bel disco?
Spirit of the Summer è IL singolo dell’estate, è il Mojito targato N&B gli ingredienti sono tutti in “levare” e sono tutti giusti, un up-tempo che crea un’atmosfera di quelle irripetibili, calda e ammiccante, sul disco la versione è quella “long” con assolo seventeen style di “Marce Carlos Dolci” e “Miky Wakeman Tani“; un brano contagioso fino all’inverosimile.
Sembra facile scrivere un brano di “country-rock” ma farlo bene come This Song non è affatto semplice… è la storia di come si costruisce una canzone e le voci di veri statunitensi all’interno del brano si chiedono la stessa cosa… trascinante, allegra, ironica e immediata.
Con Photograph ritrovo le tracce di Haul in the nets che fino ad ora erano rimaste nascoste, ma anche qui i N&B alzano ancora una volta l’asticella e nonostante la costruzione semplice, il violino, il banjo, i cori e il “lalala“, la canzone non risulta per niente scontata anzi, è una piccola pepita sulla riva del fiume, evocativa e maledettamente affascinante.
Sono al centro del fiume: Cross The River è la canzone più sgangherata, paradossale e geniale che i N&B potessero pensare di realizzare, muta, si trasforma, cambia, parte come una western song, poi diventa una ballad, ritorna west, sfocia nel mare del progressive, sfiora l’irish, ci fa conoscere la voce di Elisa Semprini prima di ritrasformarsi “RokyHorrariamente” in una ballad e di lasciare una prateria sconfinata da percorrere alla chitarra di Claudio Cardelli (uno che ha fatto la storia), per ritornare all’inizio di tutto. Un labirinto di suoni, soluzioni, magiche armonie… un capolavoro, una “suite” come non la ascoltavo da tempo, scritta ed eseguita con tanto coraggio e talento esagerato.
Thinking Of You è nella tradizione “americana” e della “west coast” da sempre alle radici della musica di N&B, mi sorprende ancora una volta come l’apparente semplicità di esecuzione mascheri un lavoro certosino di intrecci vocali e di strumenti risultando fresca, allegra e coinvolgente… una di quelle song che appena intercetto il primo accordo è capace di mettermi di buon umore.
On Parole è in sintesi Ennio Morricone che fa surf a Big Sur dopo essere passato da Austin, incredibilmente efficace, dura come una roccia e morbida come la sabbia.
Backbones è una storia vera! La storia della spina dorsale dei Nashville … nulla di scontato, cambi di toni, ti tempo, di ritmo, bridge a non finire e cori a profusione, è una bomba pronta ad esplodere con tanto di finale a sorpresa!
Stood On The Hill evoca dentro di me i ricordi mai sopiti degli anni ’80, nostalgica, intensa, evocativa e piena di colpi di scena, quello che adoro di N&B è che non sono mai scontati, non sono mai quello che mi aspetto, continuano a stupirmi e sorprendermi e improvvisamente come in una notte buia partono le voci come fuochi d’artificio a colorare il cielo sopra un solo di “synt” di altri tempi… da brividi!
Nashville, nell’immaginario collettivo, è associata alla Musica Country e se all’inizio i nostri mi hanno detto ecco noi eravamo in tre e suonavamo così, alla fine mi dicono, ecco noi siamo in 6 e possiamo suonare così… The Ballad Of Recap è un riassunto, un “bignami” in 3′ e 25″, la perfetta chiusura del cerchio di 14 e dico 14 brani di cui uno di quasi 13 minuti, con tanto di risata finale di Marcello che racconta molto di come questi ragazzi si divertano davvero a fare quello che fanno.
La spina dorsale composta da Dave (Basso) e Tommy (Batteria) sostiene meravigliosamente ed impeccabilmente, senza fronzoli e sbavature il tessuto vocale e strumentale ordito da Marce (Voce e Chitarra), Teo (Voce e Chitarra), Miky (Voce e Tastiere) ed Ellish (Voce e Violino) sesta vertebra insostituibile della band.
Non ho bisogno di cercare altro oltre oceano, altri dischi, altri gruppi… perchè Cross the River è la Treccani della musica è il concentrato di tutto quello che vorrei trovare in un disco. Divertimento allo stato puro per il cuore e per la mente, suonato, cantato e prodotto come dio comanda, quel dio della musica che secondo il suo libero arbitrio e a suo imprescindibile giudizio, ogni tanto decide di inviare sulla terra i suoi profeti. Cross the River si candida seriamente per il posto di DISCO DELL’ANNO… e una volta attraversato il fiume… anche voi come me, non potrete più tornare indietro!!!