Adoro le storie di vita e di musica, di come gli eventi possano condurre alle più incredibili scelte per ogni qualsiasi motivo, Roger Street Freidman è una di quelle storie, ha 54 anni, è marito e padre di due figli, da bambino suonava musica e gli piaceva registrare le canzoni in un piccolo studio che si era costruito con i pochi strumenti a disposizione. Una passione accantonata perché fino al 2014, ha lavorato nel settore della vendita al dettaglio insieme allo zio per circa 25 anni. Fu solo dopo la perdita di suo padre nel 2004 e di sua madre nel 2006 e successiva nascita di sua figlia sempre nel 2006, che l’ispirazione per scrivere testi e comporre musica ritornò prepotentemente dentro di lui. Arrivato ai 50 anni, dopo aver perso i genitori si incomincia a vedere che anche i propri amici e gli affetti costruiti potrebbero lasciare questo mondo da un momento all’altro e ci si rende conto di non avere più tanto tempo da perdere. In seguito a questi pensieri, Friedman ha preso la coraggiosa decisione di lasciare il lavoro per dedicarsi alla musica a tempo pieno.
Arrivò quindi il debutto del 2014 The Waiting Sky seguito nel 2017 da Shoot the Moon. In questo suo terzo album, Rise, prodotto dal vincitore del Grammy e collaboratore di lunga data di Levon Helm, Larry Campbell, è tornato più appassionato e impegnato che mai. Le strade di e Campbell si sono incrociate quando quest’ultimo ha suonato in The Waiting Sky. Alla fine di una sessione di prove, mentre Friedman lo stava aiutando a trasportare i suoi strumenti in macchina, Campbell gli disse che scriveva davvero delle belle canzoni e che aveva qualcosa da dire col cuore. L’incoraggiamento di Campbell lo colpì a tal punto che i due rimasero in contatto, così dopo aver ascoltato le oltre 30 canzoni che gli aveva inviato, Campbell accettò di produrre RISE.
In queste 12 canzoni di Rise, 7 delle quali scritte in collaborazione con artisti della scena di Nashville (Mike Gray, Steve Lester, Michael August, Matt Willis, Mark Baxter, Hunter Tynan Davis, Elliot Bronson, Alice Lankford e Jimbo Martin e Campbeli), Friedman cerca di andare ancora più in profondità, cercando davvero di arrivare al nocciolo della questione. Le canzoni arrivano direttamente dalla pancia e dal cuore e ci portano ad empatizzare completamente con i loro personaggi, sia che si tratti del veterano del Vietnam di The War is Already Over, sia delle domande della casalinga sulla sua vita in Over and Over.
In tutto l’album c’è un realismo disarmante, una immediatezza e una urgenza di domande e di risposte, le canzoni sono prive di arrangiamenti sofisticati e vanno dirette al suono americana, la volontà dell’artista è stata quella di portare le canzoni a mettere in risalto il più possibile il songwriting, lasciando ampi spazi alle storie ed alle emozioni facendo in modo che la musica facesse da colonna sonora a tutto.
Rise alla fine non è altro che una dichiarazione di intenti di un cantautore che sembra essere un a pietra miliare della sua carriera… almeno fino al prossimo disco perché Friedman dice di avere già pronti altri due album.